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Madonna di Siponto

MANFREDONIA

Gli occhi non mentono mai. E quelli della Madonna di Siponto non hanno mai mentito, sono sempre appartenuti alla comunità sipontina e quelli dei cittadini di Manfredonia alla sua patrona. E proprio da quello sguardo fedele, fra segni e gesti che indicano la salvezza, si fa strada il culto senza tempo della Santa di Siponto con il braccio il bambino Gesù. Molte sono le narrazioni locali e religiose che raccontano l'inizio di quella venerazione, ma poche restituiscono realmente l'intensità dell'incontro fedele e silenzioso della patrona con la sua comunità. Una delle tante leggende vuole che l'icona sia giunta a Manfredonia alla fine del V secolo con San Lorenzo Maiorano da Costantinopoli.

La seconda, invece, vuole che la venerazione incominciò prima del V secolo grazie al Vescovo di Siponto Felice I, il quale, oltre ad essersi adoperato per difendere il culto della Vergine nella sua diocesi, anche nel Concilio di Roma del 465 che condannò gli errori di Nestorio e di Eutiche, difese la legittimità e la diffusione del culto della Vergine e della sua divina maternità. Il sacro tavolo di legno di cedro è la classica icona che rappresenta la Madonna che regge il bambino sul braccio sinistro, rispettosa e fedele rappresentazione della tradizione iconografica mariana orientale. L'icona richiama a sè l'Odigitria, che era la più antica icona portatile che costituiva il palladio della città e dell'impero bizantino. La Vergine indica con la mano destra il figlio, addita cioè all'uomo la via della salvezza. Di qui il nome di Odigitria, cioè di guida.

Maria guarda i fedeli e Cristo gli occhi di Maria, immagine della Chiesa, e in lei i battezzati dell'intera comunità. Il colore del manto è azzurro come il cielo e indica il mistero. La veste azzurra testimonia l'umanità di Maria rivestita dalla divinità, mentre quella del Cristo è bianca, il colore tipico della resurrezione, in quanto è il Signore, senso che l'umanità trasformata di Cristo si manifesta nella sua divinità. La sua bellezza trascende ogni canone terrestre. Il volto, pieno di maestà celeste, porta tutto l'umano anch'esso presente. Il viso è allungato, il naso lungo e acuto, la bocca sottile e stretta, i grandi occhi scuri sotto le ciglia arcuate: espressione di densa e penetrante partecipazione al mistero di Cristo e della Chiesa. E proprio gli occhi concludono il tutto. Quelli di Cristo, il verbo, riflettono la sapienza dello Spirito Santo. Quelli della Vergine, invece, seguono il destino di ogni uomo, di ogni vita. Costantemente.

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