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Santa Cristina

GALLIPOLI

Il racconto della “Passio” di Cristina narra che al tempo dell'imperatore Diocleziano (243-312), la fanciulla di nome Cristina, di circa 11 anni, figlia di Urbano, magister militum' di Bolsena, era stata rinchiusa dal padre con altre dodici fanciulle, in una torre affinchè venerasse i simulacri degli dei come se fosse una vestale.
Ma Cristina, che aveva già abbracciato la fede cristiana, si rifiutò di venerare le statue. nAllora fu arrestata e flagellata dal padre magistrato, che la deferì al suo tribunale.
Fu condannata a una serie di torture.
Ricondotta in cella piena di lividi e piaghe, venne consolata e guarita miracolosamente da tre angeli. L'ostinato padre condannò Cristina all'annegamento, facendola gettare nel lago di Bolsena con un masso legato al collo.
Prodigiosamente la grossa pietra si mise a galleggiare e riportò a riva la fanciulla.
Di fronte a questo miracolo, il padre Urbano, affranto, morì. Il suo successore, il magistrato Dione, infierì ancora di più: la fece flagellare, la fece gettare in una caldaia di pece bollente, resina e olio, da cui Cristina uscì incolume, le fece tagliare i capelli e trascinare nuda per le strade della cittadina lagunare, infine, nel tempio di Apollo, le intimò di adorare il dio Apollo, ma la fanciulla con uno sguardo fulminante fece cadere l'idolo riducendolo in polvere.
Anche Dione morì e fu sostituito dal magistrato Giuliano che gettò Cristina in una fornace da cui uscì illesa, la espose ai morsi dei serpenti, che invece, presero a leccarle il sudore. Infine gli arcieri la trafissero mortalmente con due frecce.
Santa Cristina, insieme a Sant'Agata e a San Sebastiano, è protettrice della città di Gallipoli.
La forte devozione popolare e il culto alla martire di Bolsena viene ricondotta a un episodio del 1867, quando il colera iniziò a imperversare nel Salento, a partire dal mese di febbraio, mietendo nei mesi successivi sempre più vittime.
La popolazione gallipolina nel mese di luglio decise di iniziare un triduo di preghiera alla Santa, nella chiesa della Purità, dove già dall'anno prima, per richiesta del padre rettore, don Serafino Consiglio, ne era stata introdotto il culto.
Dopo il primo giorno del triduo e precisamente il 20 luglio 1867, l'epidemia cessò, e dal 23 luglio 1868, primo anniversario del miracolo, iniziarono i solenni festeggiamenti.

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